I nuovi mezzi di comunicazione hanno modificato sensibilmente il nostro linguaggio ed il nostro modo di comunicare. Sms, whatsapp, emoticon e quant'altro ci hanno aperto nuove prospettive, così come hanno reso più povero il nostro vocabolario.
Ma una cosa di cui si è ancora poco parlato è il cambiamento di significato che ha subito il punto.
Un tempo usato come segno di punteggiatura necessario a separare due frasi che esprimevano concetti differenti tra loro, ora concludere una frase con un punto simboleggia chiusura, fastidio, rabbia, irritazione.

Al termine di una paziente indagine durata alcuni anni, le autorità tedesche hanno annunciato il ritrovamento di migliaia di quadri sequestrati dai nazisti soprattutto a cittadini ebrei e ormai considerati perduti.
Il bottino, che comprende opere di Picasso, Chagall, Matisse, Klee, era sempre stato custodito in un nascondiglio a Monaco di Baviera dal figlio del gallerista che le aveva raccolte ai tempi della razzia ordinata dai gerarchi nazisti.

Nel 1961, un incidente aereo con un vettore militare nucleare rischiò di liberare ben due bombe atomiche sulla Carolina del nord. Lo rende noto lo scrittore Eric Schlosser (e lo confermano le autorità statunitensi), che, nel corso una ricerca sulla storia degli incidenti nucleari, si è imbattuto in un episodio all'epoca sminuito e rapidamente coperto da una coltre di silenzio.
Incalcolabili, infatti, sarebbero stati i danni umani e materiali che l'incidente avrebbe provocato; senza contare che avrebbe potuto mutare profondamente il corso della Storia come l'abbiamo conosciuta.

Un bizarro studio condotto da uno psicologo italiano sembra portare alla conclusione che i lettori assidui (specialmente di letteratura di qualità) saprebbero entrare in più profonda sintonia con gli altri. Interessante, ma anche più che condivisibile, l'interpretazione che l'autore dello studio dà del fenomeno.

Ancora una volta il Corriere della Sera riporta notizie platealmente scorrette sulla situazione del mondo accademico italiano.