Il confronto dei dati di produzione e vendita tra Europa e Brasile non lascia spazio ad equivoci: se nel vecchio continente si produce e si vende poco con costi di produzione elevati, in Brasile si produce molto e a basso costo, e, complice il basso costo del danaro, si vende anche.

Un recente studio della Biccoca rileva che la percentuale di neo-laureati assunti con qualifica inferiore a quella del titolo di studio conseguito è salita dal 43% al 53%.

Leggendolo si salta sulla sedia: davvero Hollande ha fatto tutto questo?!? Poi la doccia fredda.

In periodi di crisi come questi, messaggi o vulgate del genere possono essere molto pericolosi; riescono infatti a penetrare in profondità il sistema dell'informazione sfuggendo al filtro (spesso troppo blando) dei media. Il rischio è che al loro interno si nasconda il seme della demagogia.

La notizia circola ormai da diversi giorni. La crisi devastante di cui è preda la Grecia e la conseguente instabilità politica che fa crescere i consensi dei partiti di sinistra evoca un evento da sempre ritenuto tabù: l'uscita di un paese dall'Euro, e il ritorno alla sua vecchia moneta nazionale.
Quali sarebbero le conseguenze? Due articoli analizzano il caso, con impostazione e toni molto diversi.

Secondo i dati diffusi da Cribis D&B, il numero di fallimenti registrati in Italia nel primo trimestre 2012 è in forte crescita rispetto agli anni precedenti. Le regioni più colpite sono ovviamente le più industrializzate e popolose: Lombardia, Lazio, Veneto (nell'ordine).